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Rigidità a ginocchia e gambe sono inaspettatamente migliorate trattando le mie cicatrici!

E’ stato il pensiero d’essere utile ad una causa, accompagnato dall’idea che gli odiosi segni sparsi qua e là per il mio corpo suscitassero l’interesse di qualcuno, a spingermi verso il trattamento delle cicatrici.

Per oltre un anno le avevo ignorate, tutti si erano occupati solo di me, adesso finalmente l’attenzione si sarebbe spostata su di loro.

Sin dal primo incontro ho avvertito che l’esperienza che stavo per intraprendere sarebbe stata faticosa; non mi sbagliavo, tuttavia sono contenta d’averla vissuta.

A distanza di tempo è ancora molto vivo quanto ho provato la prima volta che il terapista ha trattato la cicatrice della pancia: mi sono sentita violata in qualcosa di intimo e unicamente mio.

Qualcuno, che non conoscevo, entrava nel dolore, nelle paure, nella sofferenza che l’evento origine delle cicatrici aveva lasciato, costringendomi a riaprire un capitolo, che certa di aver superato, volevo ignorare.

Ed invece questo qualcuno, con un semplice massaggio, mi riportava emotivamente in un vissuto che non comprendevo, che faceva ancora tanto male e che non ero sicura di voler affrontare.

Non potevo accettare di avere bisogno d’aiuto e che quell’aiuto arrivasse da questa esperienza alla quale, con tanta leggerezza, mi ero avvicinata.

Questo come altri aspetti, nel prosieguo del tempo, è radicalmente mutato.

Alcuni dolori al bacino, la rigidità della gamba sinistra, il blocco delle ginocchia sono andati via via scemando presentandosi, oggi, solo in situazioni specifiche quali basse temperature e ciclo mestruale.

Le cicatrici sono diventate esteticamente più gradevoli, morbide, distese, meno fastidiose, quasi come se, a loro modo, avessero deciso di aprirsi: non ci sono più io e “loro”, ci siamo noi!

Partendo dalla loro cura ho imparato a guardarmi dentro, ad ascoltare le sensazioni legate all’incidente, ad accettare che per superarlo ho bisogno degli altri.

La novità è che non intendo più fare resistenza.

Nel corso del trattamento si sono alternati diversi stati d’animo, molte lacrime trattenute ed altrettante versate su Pancafit.

Tristezza, malinconia, dolore e rabbia riaffioravano durante ed al termine di ogni incontro e con loro la tentazione di lasciar perdere.

Sono felice di non aver ceduto, se lo avessi fatto mi sarei privata di un arricchimento che sento aver acquistato. Per questo, ed altro ancora, è inevitabile che io provi un profondo senso di gratitudine nei confronti di chi mi ha permesso di entrare in contatto con una parte di me che non avrei altrimenti conosciuto, insegnandomi che superare non significa evitare quanto piuttosto affrontare.

E dire che ero convinta di non avere nulla da perdere, nulla mi aspettavo…

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