Il rachide cervicale è un tratto della nostra colonna estremamente delicato e capace di produrre una serie di problematiche (sotto la spinta di microtraumi, ansia, stress, etc.) non indifferenti. Un eventuale colpo di frusta rende quindi tale quadro ancora più complesso e problematico.
L’integrazione di questi diversi punti di vista mi permette di avere un’osservazione più critica ed imparziale, più vantaggiosa, mettendomi in condizioni di avere maggiori possibilità di risultati.
Egli non è solo, dal punto di vista anatomico, un insieme di ossa e muscoli organizzati al fine di muoversi, mangiare, dormire, etc, ma esprime anche una serie di reazioni autonome innate, che hanno come scopo quello di mirare ad una maggiore sopravvivenza, come i meccanismi antalgici.
Ecco allora che non basta far sparire il dolore alle persone: il dolore deve lasciare il corpo a determinate condizioni e con modalità ben precise. Anche la morfina può far sparire il dolore, ma ciò non significa che il problema da cui scaturiva il dolore sia stato risolto solo perché momentaneamente anestetizzato!
Vanno aggiunti anche altri fattori, letti in chiave posturologica: sistemi informatori/formatori complessi come la lingua, l’occhio, i denti, l’articolazione temporo-mandibolare, il vestibolo, l’orecchio, il piede, la pelle, l’intestino, etc., che sono in grado di modificare ed alterare il sistema posturale.
Ecco perché se un trauma come un colpo di frusta colpisce una persona già sofferente, il problema diventa molto più complesso e difficile.
Adesso posso presentarvi il caso del nostro paziente.
Nel mese di novembre 2004 si presentò in studio il signor Luca, 27 anni, insegnate, lamentando un forte blocco a tutta la zona del collo e fastidiose emicranie che a volte gli impedivano di svolgere le sue lezioni.
Il signor Luca, oltre ad evidenziare il problema al collo, che gli scatenava dei fastidiosi mal di testa, avvertiva anche nausea, dolori agli occhi (soprattutto al mattino) e fortissime tensioni nella parte posteriore delle gambe e della schiena.

Tutto il lavoro di rilassamento, di respirazione e di elongazione muscolare avveniva infatti in postura globale decompensata (v. foto).
Subito il signor Luca percepì qualche miglioramento, fatto che fece ben sperare per le sedute successive, durante le quali continuammo a decontrarre i muscoli del dorso e della zona lombare. Non era ancora il momento di agire sul collo, punto molto delicato e suscettibile di probabili reazioni indesiderate.
Sappiamo che ad ogni trauma il corpo risponde con tensioni e blocchi del muscolo diaframma (il muscolo principale della respirazione, situato nel busto a dividere il torace dall’addome). Tale situazione, stabilizzandosi, comporta poi inevitabilmente problemi al collo a causa dei muscoli respiratori accessori (collocati proprio nel collo). E’ come dire che se il diaframma è in blocco o in parziale blocco, la persona respira grazie ai muscoli del collo. Ciò è tollerabile se avviene per qualche ora o al massimo per un paio di giorni, ma se continua nel tempo accade che le tensioni muscolari “si fissano” permanentemente. Quindi il collo, ovvero le vertebre, rimangono sempre “compresse”, vittime dei muscoli del collo stesso. E tale condizione nel tempo e negli anni può portare a processi artrosici.